La timidezza del lupo si sviluppa attorno al tema dell’incontro. La partitura coreografica nasce dall’osservazione del linguaggio del corpo nella relazione con l’altro. Nella paura che abbiamo dell’altro, soprattutto.
La figura del lupo accompagna da sempre l’immaginazione della maggior parte delle culture in ogni punto del Mondo e in ogni tempo. Animale temuto e odiato come fiera selvaggia, e insieme adorato e rispettato quale Dio, il lupo vanta una simbologia di archetipi vastissima e variegata ed è anche uno degli animali più conosciuti e studiati. Su di esso sono stati scritti più libri che su qualunque altro animale selvatico. Ci affascina il suo carattere gregario e l’organizzazione del suo gruppo familiare, ma conosciamo anche la sua indole di animale solitario, schivo e persino timido. Sappiamo che il lupo è più feroce nelle favole che nella realtà, che gli attacchi all’uomo sono statisticamente rarissimi. Allora cosa ci spaventa così tanto di questo incontro?
E’ una paura generata dall’animale, o è ciò che rappresenta a spaventarci? Ne La timidezza del lupo partiamo da queste domande per ricercare ciò che ci fa paura quando ci troviamo di fronte ad una altro essere vivente, sia esso umano o animale.

Nella timidezza è implicita una danza delicata, fatta di osservazione, di tempi d’attesa, di segnali impercettibili per avvicinarsi poco alla volta alla scoperta dell’altro. Come nel racconto “L’occhio del lupo” di Daniel Pennac, proviamo a metterci davanti al nostro lupo- riflesso, in silenzio; attendiamo fino a quando siamo a nostro agio, e infine ci raccontiamo.

di 

Claudia Rossi Valli

assistenza artistica

Tommaso Monza

danza 

Claudia Rossi Valli

second cast 

Elena Grappi

produzione 

Associazione Cinqueminuti, ASMED Balletto di Sardegna